Racconto / 1 Gennaio 2017

Dal progetto didattico del WorkShop al progetto esecutivo

Dopo la bella esperienza di incontro tra la voglia di applicarsi e creare degli studenti, e di ascoltare, e le voci e i desideri degli abitanti del carcere, bisogna cimentarsi con il reale.

Non si è trattato di un episodio importante e ricco di significato, ma privo di conseguenza:

studenti e docenti del WorkShop ci hanno lasciato addosso, a noi che viviamo ogni giorno il carcere perché ‘ristretti’ o per il nostro lavoro, assieme alla voglia di modificare gli spazi   la voglia di sognare.

Noi di AltraCittà abbiamo deciso di …partire subito, accollandoci i costi della prima parte, per noi urgente, del progetto: abbiamo bisogno di ampliare i laboratori di lavoro, quanto prima!

Facciamo tesoro di

  • le buone pratiche di condivisione,
  • una alleanza con la MOF (squadra Manutenzione Ordinaria Fabbricati) della Casa di Reclusione all’insegna della collaborazione,
  • il coinvolgimento delle persone detenute, di cui abbiamo monitorato le competenze

Abbiamo incaricato Valeria Bruni di Torino, uno degli architetti che il WorkShop ci ha fatto conoscere, della progettazione esecutiva dei nostri cambiamenti urgenti:

  • la nuova biblioteca, in uno spazio nuovo ‘conquistato’ nel lato sinistro della Rotonda Tre
  • la nuova sede di Ristretti Orizzonti con l’inclusione del TG Due Palazzi nella stanza dell’attuale biblioteca
  • la trasformazione dei tre laboratori adiacenti: legatoria, confezionamento, assemblaggio della carta
  • la realizzazione del nuovo laboratorio di assemblaggio collegato a una commessa importante (Fischer Italia), includendo la stanza attuale di Ristretti e una porzione del corridoio.